Per trasmettere e ricevere messaggi a distanza si utilizzano le onde elettromagnetiche che vengono generate o selezionate da circuiti elettrici detti accordati.
Figura 1 – Schema di radioricevente nei suoi componenti essenziali.
In Figura 1 gli elementi minimi per un radioricevitore. Esso si compone delle seguenti 3 parti, collegati dalle linee nere (fili elettrici) a saldo contatto nei punti segnati in nero:
- il circuito accordato composto da;
1. antenna;
2. bobina L e condensatore variabile C1;
3. terra; - il circuito rivelatore del suono trasmesso composto da:
1. diodo rivelatore DG; - il circuito riproduttore del suono ricevuto composto da:
1. condensatore fisso C2;
2. cuffia telefonica.
In Figura 1 mancano alla vista 2 ulteriori elementi essenziali nei circuiti elettrici, essi sono la resistenza R, così graficamente rappresentata:
Figura 2 – Simbolo elettrico e aspetto di una resistenza elettrica.
e l’alimentatore elettrico, così graficamente rappresentato:
Figura 3 – Generatore di corrente cc.
Per la verità i 2 elementi mancanti nel circuito di Figura 1 sono in effetti impliciti nei componenti presenti, come vedremo nel corso dell’articolo.
Iniziamo la trattazione proprio dall’elemento R (resistenza). Per resistenza elettrica si intende l’opposizione che una corrente elettrica trova nel percorrere un conduttore elettrico; essa si manifesta nel calore prodotto per attrito del movimento degli ioni con gli atomi dei conduttori. La resistenza si misura in ohm secondo la seguente formula R=V/E, ove R è la resistenza del conduttore elettrico, V è la tensione elettrica che alimenta il conduttore ed E è la corrente elettrica che attraversa il conduttore. V ed E sono ricavabili con misurazioni specifiche a mezzo di uno strumento chiamato tester. Conosciuti V ed E la formula fornisce il valore di R. Il calore disperso si misura in watt secondo la seguente formula W=V*E. Ecco uno schema di utilizzo di una resistenza:
Figura 4 – Un generatore di corrente continua CC applicato ad una resistenza R – V è la tensione e la freccia la direzione della sua azione dal – al + del generatore – E è la corrente e la freccia la direzione della sua azione da + a – .
Per V=10 volt ed E=0.5 ampere R=V/E=20 ohm e W=V*E=5 watt. Se nell’esempio dato si utilizzasse una resistenza che può dissipare un calore pari a 1 watt, il resistore finirebbe col bruciarsi, interrompendo la corrente e il funzionamento del circuito. Nella pratica la potenza in watt di una resistenza dovrebbe essere una volta e mezza quella nominale, cioè nel nostro caso per R si dovrebbe utilizzare una resistenza di 20 ohm e 7,5 watt di potenza dissipabile. Il comportamento di R è indipendente, a parità di tensione V, dal generatore usato (cc) in corrente continua o (ca) in corrente alternata.
Per quanto detto sinora in Figura 1 è presente una resistenza R intrinseca a tutti i componenti elettrici presenti ove circola una corrente elettrica e con il tester misurando V ed E nei vari punti del circuito si può calcolare il valore nascosto di R.
L’effetto resistenza che la corrente subisce nel percorrere i cavi e gli altri componenti circuitali è un effetto negativo perché oltre ad essere una inutile perdita dell’energia fornita dal generatore è anche un produttore di calore che in alcuni casi pone problemi per una efficiente dispersione e che comunque sottopone tutti i componenti ad un maggiore logorio e ad una minore durata. Ciò nonostante l’effetto, quando richiesto, è positivo perché con un solo generatore di corrente possono essere alimentati più componenti con diverse tensioni di lavoro e correnti circolanti. Ma questo esula, perora dal tema del nostro articolo.